- La crescita economica in alcune delle economie che con la loro domanda hanno sostenuto il rimbalzo del 2009-2010 sta rallentando da mesi. Questo processo è anche il frutto del tentativo di alcune delle autorità monetarie (Cina in particolare), di evitare surriscaldamenti inflattivi e lo scoppio di qualche bolla immobiliare
- Anche come conseguenza del fattore 1., le economie occidentali più vivaci hanno cominciato a dimostrare che una crescita guidata quasi solo dalle esportazioni può rallentare significativamente in un contesto globale di rallentamento congiunturale
- Tra queste economie ci sono senz'altro Germania, UK, Canada e USA. In particolare negli USA la dinamica dei consumi è ancora piuttosto depressa da deleveraging ancora in corso e dalle sofferenze del settore immobiliare
- La politica fiscale è orientata quasi ovunque a una crescente contrazione della spesa e un incremento del prelievo. Dati gli spillovers internazionali degli effetti delle politiche fiscali, questo fiscal crunch mondiale avrà con ogni probabilità in ciascun paese effetti recessivi maggiori che se implementato nella singola economia. Delle conseguenze negative di questa assenza di coordinamento i bla bla bla tipo G8 e G20 non parlano mai, segno lapalissiano della loro totale mancanza di senso
- La politica monetaria USA ha praticamente esaurito gli strumenti espansivi monetari a sua disposizione, e dal luglio scorso non acquista più buoni del tesoro americano. In altri termini, con la fine del QE2 è venuto a mancare uno dei sostegni più sbandierati alla liquidità sui mercati finanziari
- La politica monetaria ECB sta sperimentando una versione europea di QE attraverso l'acquisto massiccio di titoli di stato spagnoli e italiani sul mercato secondario. Non sembra però essersi definitivamente avviata sul percorso decisamente espansivo della Fed degli ultimi tre anni, e appare complessivamente orientata a mantenere una forte vigilanza sugli sviluppi inflattivi nell'area euro
- La percezione degli investitori che gli acquisti di titoli da parte della ECB possa seriamente traghettare le sgangherate finanze pubbliche europee oltre il guado si sta sciogliendo come neve al sole italiano di questo post-ferragosto. I vari tentativi di muddling through non appaiono sostituti plausibili di svariati anni di vera e severa disciplina fiscale e possibilmente di qualche ormai inevitabile default sovrano
- Diverse banche europee, nonostante l'euforia delle loro quotazioni post 2009, i risibili stress test dell'EBA e le dichiarazioni di qualche "esperto", restano troppo deboli in termini di capitale e stabilità della raccolta per sostenere gli stress del contesto congiunturale e finanziario di questi tempi
- Complessivamente, sta fallendo il mindset delle politiche monetarie e fiscali degli ultimi due decenni. L'espansione senza senso delle passività implicite del settore finanziario prima, di quello previdenziale e sanitario tra qualche tempo sta mostrando i propri limiti in modo più evidente. La gigantesca put di una politica monetaria che ha reso tra l'altro liquidità-dipendente un sistema finanziario sproporzionato e sottovigilato ormai non riesce più a tenere in piedi neanche le apparenze di una ripresa economica drogata
- La politica fiscale italiana è un inconcludente teatrino. Di diverso rispetto agli anni scorsi c'è che oggi il nostro paese è ragionevolmente al centro dei timori internazionali sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Quindi, tra superficialità, mancanza di idee e tentativi di deresponsabilizzarsi, stiamo giocando con il fuoco. In assenza degli acquisti ECB sui nostri titoli, lo spread BTP-Bund oggi probabilmente sarebbe a 800 bps, dove si ritroverà quando i mercati si accorgeranno che stabilizzare il rapporto debito-PIL italiano è molto più difficile che scrivere una letterina da Francoforte (o a Roma)
La domanda più interessante però non è: perchè assistiamo a mercati così depressi?
E' perchè gli investitori siano sempre così riluttanti a prezzare l'ovvio.
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