Il grafico in basso (click per ingrandire) mostra l'andamento tra il 1975 e il 2010 di una misura media della correlazione tra gli indici azionari di sei importanti mercati (valori mensili, USA, Giappone, UK, Germania, Francia, Canada). Le aree in grigio nella figura denotano le fasi di recessione negli USA così come identificate dal National Bureau of Economic Research.
Emergono diversi spunti interessanti. Innanzitutto, le fasi di rallentamento economico più pronunciato e quelle di maggiore turbolenza finanziaria sono caratterizzate da un sistematico aumento della correlazione. Cioè i mercati tendono a muoversi maggiormente all'unisono in queste fasi. Poi, si nota un robusto aumento della correlazione negli ultimi 15 anni.
Per chiarire le cause sottostanti entrambi i fenomeni, assolutamente cruciali, è necessario fare un'analisi quantitativa molto più approfondita di quanto si possa condurre qui (me ne sto occupando con Anton Muscatelli della University of Glasgow). Essenzialmente, occorre capire la misura in cui le variazioni delle correlazioni sono prodotte da cambiamenti nella sensibilità dei rendimenti agli shock macroeconomici e di mercato, oppure se si tratta semplicemente di un effetto "meccanico" legato a variazioni repentine della volatilità di mercato. Un'osservazione superficiale potrebbe anche impiegare questa semplice evidenza come sostegno dell'ipotesi che i mercati siano diventati ancora più integrati globalmente, ma anche su questo sarebbe necessario impiegare metodi quantitativi più sofisticati.
Resta comunque evidente l'aumento delle correlazioni dell'ultimo quindicennio. Puro aumento della volatilità o maggiore interdipendenza tra i mercati, si tratta di un fenomeno dai risvolti molto significativi, non ultimi quelli sul potenziale di diversificazione degli investimenti. Nel primo caso, che al momento sembra essere confermato dai risultati preliminari del nostro lavoro, sorgerebbe spontanea la domanda: cosa c'è a monte di un aumento così massiccio della turbolenza sui mercati?
Credo che una possibile risposta potrebbe risiedere nei ruoli innovativi che la regolazione finanziaria e la politica monetaria hanno cominciato a giocare proprio alla fine degli anni 1990. Deregolamentazione e forte impulso alla liquidità straordinaria da parte delle banche centrali potrebbero aver influenzato la propensione alla volatilità dei mercati azionari. Si tratta di un'ipotesi difficile da verificare, ma estremamente interessante...
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