14 agosto 2012

Nel breve, mercati yo-yo

I mercati azionari europei oggi hanno aperto in positivo, stimolati da dati migliori delle attese riguardo al PIL tedesco e francese del secondo trimestre.

Questa è più o meno l'apertura del lancio di agenzia tipico sui mercati azionari odierni. Vediamo di tradurre questa notizia e l'andamento complessivamente sonnacchioso ma positivo dei mercati degli ultimi giorni in termini razionali, con l'obiettivo anche di imparare qualcosina sulla loro psicologia.

Innanzitutto, i dati sul PIL: nel secondo trimestre Germania 0.3% di incremento rispetto al primo, Francia invariato. Ma come, tutto qui?! Ebbene sì, la crescita mirabolante dei corsi azionari europei di questa mattina si deve al fatto che i mercati si aspettavano un +0.2% per la Germania e un nemero lievemente negativo per la Francia. Allora la reazione dei mercati azionari è superficiale e isterica? No, semplicemente in queste sedute agostane per varie ragioni, non ultime quelle di tipo precauzionale, i volumi scambiati sono molto sottili, e bastano relativamente pochi scambi per movimentare significativamente indici e prezzi. C'è poi da aggiungere che la situazione congiunturale in Europa è talmente disperata che persino l'assenza di notizie pessime, o l'arrivo di notizie brutte ma non bruttissime incoraggia qualche investitore a non vendere, o a ricoprirsi in attesa di nuove burrasche di cui approfittare...

Più in generale, i segnali degli ultimi giorni provenienti dai mercati sono molto chiari. La politica monetaria degli ultimi 15 anni e ancora di più le misure non convenzionali degli ultimi 5, hanno abituato i mercati a manovre espansive a getto continuo. Fino al paradosso, osservato specialmente negli ultimi mesi, di mercati al rialzo a fronte di cattive notizie congiunturali, semplicemente perchè queste ultime rendevano meno improbabili manovre espansive delle banche centrali altrimenti non garantite dall'andamento dei fondamentali. Dipendenza da liquidità.

Questo ciclo di formazione delle aspettative è stato alimentato e irrobustito per innumerevoli occasioni, probabilmente con il lodevole intento di prevenire crolli devastanti ed esiziali delle quotazioni in una prolungata fase di congiuntura molto debole. Il problema però è che in questa maniera le quotazioni sono diventate a breve termine una funzione quasi esclusiva delle aspettative sulla politica monetaria, che a sua volta non è in grado da sola, soprattutto in presenza di forti squilibri strutturali, di garantire la redditività degli investimenti o la ripresa del ciclo economico.

Risultato: periodicamente, le quotazioni tornano a scendere verso livelli coerenti con i fondamentali (redditività delle imprese, produttività dell'economia). E si può scommettere che, dopo un periodo di lievitazione abbastanza generosa dei corsi, quel momento non sia molto lontano...

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