Una volta all'anno, il World Economic Forum, un'organizzazione non-profit svizzera, elabora e pubblica il Global Competitiveness Index, che sintetizza la posizione competitiva relativa di diverse economie. Il dato è frutto di un gran numero di informazioni assemblate da fonti diverse e autorevoli (World Bank, OECD, World Trade Organisation, etc.). Più di un centinaio di variabili, divise in 12 fattori, vengono aggregate usando pesi diversi, calibrati per tenere conto dello stadio di sviluppo di ciascuna economia.
Guardando oltre i riferimenti dell'ultimo anno a un orizzonte più lungo, quello degli ultimi sette, si conferma la preoccupante perdita di competitività da parte dei paesi del sud Europa, come si può osservare dal grafico elaborato da Bruegel (click per ingrandire) e pubblicato da Der Spiegel:
Questa prospettiva conferma tra l'altro che un'inversione di questa tendenza, per quanto auspicabile, non potrà che avvenire gradualmente e solo per effetto di scelte razionali e riforme profonde ed incisive, come quelle, per esempio, che hanno consentito alla Germania di migliorare ulteriormente la sua già soddisfacente posizione di testa.
24 dicembre 2013
22 dicembre 2013
What goes down must...
Se 220 non vi sembran pochi... Il grafico in basso (click per ingrandire) permette di capire che probabilmente ci troviamo già oltre il termine di una fase di tassi di interesse insolitamemte bassi. Crollo delle aspettative di inflazione, integrazione gobale dei mercati, acquisti straordinari da parte delle banche centrali, hanno tutti gonfiato a lungo i prezzi dei T-Bonds. Anche se con estrema cautela, l'annuncio Fed di questa settimana sull'avvio a gennaio della riduzione negli acquisti straordinari di titoli è sintomatico di una svolta forse decennale nella dinamica dei tassi. Con conseguenze non del tutto prevedibili o scontate...
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