7 ottobre 2011

La norma e l'estremo


Ci sono due modi possibili di spiegare i fenomeni di turbolenza economico-finanziaria dal punto di vista statistico. 

Il primo è di escludere lo straordinario e concentrarsi sulla normalità. L’analista lascia da parte gli outliers e studia i casi ordinari. 

Il secondo approccio consiste nel rilevare che la comprensione profonda di un fenomeno necessita di un'accurata considerazione degli estremi, in misura particolare se essi comportano effetti cumulati straordinariamente rilevanti. Come ricorda spesso Nassim N. Taleb, Si può misurare il pericolo che un criminale pone solo basandosi su quello che fa in un giorno normale? Si può capire la salute senza considerare le malattie più estese e le epidemie? 

Di fatto, per i mercati finanziari la normalità è quasi irrilevante, come rivelano anche nostre semplici elaborazioni. Nel periodo Gennaio 1871 - Agosto 2011 i rendimenti mensili sull’indice azionario S&P Composite compresi tra il -1% e l’1% sono solo 488 su 1688 mesi di dati. Quelli compresi tra -5% e il 5% sono 1430, il che significa che oscillazioni così ampie interessano più del 15.3% del campione. Il dato colpisce in maniera particolare perché il semplice rendimento medio mensile annualizzato è inferiore al 4%. Le ultime nove sedute di borsa hanno visto una variazione dell'indice DJIA superiore a 100 punti. Non è un caso isolato, ma per ritrovare una sequenza analoga di volatilità così pronunciata bisogna tornare indietro a...Novembre 2008.

Nessun commento:

Posta un commento