Ci sono due modi
possibili di spiegare i fenomeni di turbolenza economico-finanziaria dal punto di vista statistico.
Il primo è di escludere
lo straordinario e concentrarsi sulla normalità. L’analista lascia da parte gli
outliers e studia i casi ordinari.
Il
secondo approccio consiste nel rilevare che la comprensione profonda di un
fenomeno necessita di un'accurata considerazione degli estremi, in misura
particolare se essi comportano effetti cumulati straordinariamente rilevanti.
Come ricorda spesso Nassim N. Taleb, Si può misurare il pericolo che un criminale pone solo basandosi su quello che
fa in un giorno normale? Si può capire la salute senza considerare le malattie
più estese e le epidemie?
Di fatto, per i mercati finanziari la normalità è quasi
irrilevante, come rivelano anche nostre semplici elaborazioni. Nel periodo
Gennaio 1871 - Agosto 2011 i rendimenti mensili sull’indice azionario S&P
Composite compresi tra il -1% e l’1% sono solo 488 su 1688 mesi di dati. Quelli
compresi tra -5% e il 5% sono 1430, il che significa che oscillazioni così
ampie interessano più del 15.3% del campione. Il dato colpisce in maniera
particolare perché il semplice rendimento medio mensile annualizzato è inferiore
al 4%. Le ultime nove sedute di borsa hanno visto una variazione dell'indice DJIA superiore a 100 punti. Non è un caso isolato, ma per ritrovare una sequenza analoga di volatilità così pronunciata bisogna tornare indietro a...Novembre 2008.
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