I tre paesi con le aliquote fiscali effettive più elevate del mondo sono anche tra i paesi dal debito pubblico più elevato: Belgio, Grecia, Italia. Immediatamente dopo (v. grafico dell'Economist su dati KPMG, click per ingrandire) vengono economie tradizionalmente caratterizzate da welfare state molto estesi: Germania, Danimarca, Francia.
Quest'ultima è nel grafico il paese per il quale il peso dei
contributi previdenziali a carico del lavoratore sull'aliquota totale è
più elevato. Caso opposto Svezia (e Danimarca), solido welfare scandinavo, che riesce comunque a restare a metà classifica, grazie all'efficienza con cui spende le proprie risorse e la scelta di puntare solo sulla fiscalità generale per generarle. India e Brasile, non propriamente delle stelle nel firmamento dell'assistenza sociale, tassano il lavoro anche più della Svezia, e dovranno necessariamente rivedere la struttura del proprio welfare per adeguarlo ai sostanziali cambiamenti demografici già in corso.
Ma il vero paradosso resta l'Italia. Ha una tassazione complessiva superiore a quella tedesca o svedese, ma servizi pubblici - fatta eccezione per parte di quelli sanitari - chiaramente sub-standard. In più, la sua economia non ha la competitività media di prodotto della manifattura tedesca, nè quella di prezzo della Cina o dell'Egitto. Tutti i paesi nella parte alta del grafico - Germania compresa - dovranno rivedere verso livelli economicamente più sostenibili l'onere del prelievo fiscale e contributivo. D'altra parte però i paesi più indebitati possono tagliare le tasse solo gradualmente ed eventualmente al termine di un processo di parallela riduzione degli impegni di spesa.
Come scritto più volte su questo blog, la mole e complessità dei cambiamenti necessari a un serio miglioramento dei dati fondamentali della nostra economia non appaiono compatibili con la tempistica necessariamente breve imposta dal ciclo economico e dai mercati. Allora, perchè non pensare a scelte più drastiche di ristrutturazione del debito e di conseguente riduzione della pressione fiscale? Oppure si vuole continuare a cuocere a fuoco lento...
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