Cosa manca davvero alla politica economica italiana? Soprattutto una visione realistica e concreta della situazione macroeconomica del Paese. Che è allo stremo sul piano dei consumi, in avvitamento recessivo per quanto concerne gli investimenti, e che non riesce con le sole esportazioni a compensare le tendenze alla contrazione delle altre componenti della domanda.
Debito pubblico: stiamo sudando sette camicie per cercare di convincere i mercati a continuare a
comprare il nostro debito in modo da renderlo sostenibile. Ho molti dubbi sulla razionalità degli sforzi messi in campo e sulla loro reale efficacia, ma supponiamo che essi siano alla fine coronati da successo: il rapporto debito/PIL si stabilizzerà tra il 120 e il 125% entro 3-5 anni. Bel risultato...
Crescita del PIL: prima o poi il segno meno abbondante visto quest'anno lascerà il posto a un segno più, forse nella seconda metà del 2013, più probabilmente nel 2014, quando dovremmo portare a casa un +1%. Anche qui, data la mole dei nostri problemi e ritardi, una crescita così asfittica è solo una variazione estetica rispetto alla depressione di questi mesi. Avremmo bisogno, anche per abbattere significativamente il debito, di mantenere per diversi anni tassi di crescita intorno o superiori al 3%. Che al momento non si vede da cosa possa essere scatenata.
Queste semplicissime considerazioni sembrano sfuggire ai responsabili della politica economica italiana, ma non ai mercati, che infatti da tempo ormai danno per scontato, per esempio, un ulteriore downgrade del rating sul debito sovrano. Nella tabella di Citigroup (click per ingrandire) emerge chiara l'elevata probabilità di declassamento a 2-3 anni per molti paesi, compreso il nostro.
Serve altro, molto altro...
Guardando questo grafico mi risulta che, oltre alle problematiche già elencate qui sopra, tutti gli "attori" del sistema economico mondiale subiscano la situazione mentre le "comparse" mantegono la propria posizione... mi sbaglio?
RispondiEliminaSettimana scorsa in un forum il DG del dipartimento del tesoro ha evidenziato come l'Italia non ha necessità ne volontà di ristrutturare in qualsiasi forma il debito, evidenziano come non abbiamo necessità ne di cassa ne di finanziamento sui mercati. Le motivazioni: il costo del debito medio italiano è del 5,5%, nel 2008 era del 5,2% e nel 2002, l'anno dopo l'euro, era del 5,52%. Prima cioè 2001 era del 6,62% e più si va indietro più sale. Inoltre, il rendimento medio all'emissione (3,61%) nel 2011 è stato più basso del 2006 del 2007 e del 2008. Infine, un decennale italiano al 4,8% come ora è in linea col passato e, come noto, il differenziale è alto perchè la germania ha tassi straordinariamente bassi.
RispondiEliminaAnche il fatto dei 45 mld di euro l'anno di correzione per rientrare al 60% sono considerati facilmente raggiungibili da questo esecutivo che sottolinea come una volta raggiunto il pareggio di bilancio, nominalmente "basta un pil dell'1% e una inflazione del 2%" per centrare gli obiettivi...ovviamente mantenendo il pareggio ogni anno.
cosa non convince?
Ormai in anni come questi l'Italia, così come altri paesi con fondamentali piuttosto scarsi, deve cercare di parare i colpi e sopravvivere; dovevamo investire in ricerca e nelle infrastrutture nel recente passato x rimanere competitivi, ma credo che la lezione non servirà a molto.
RispondiEliminaPurtroppo servirebbe un cambio deciso di mentalità nella nostra classe dirigente, cosa che purtroppo vedo molto improbabile....