Lo shock è stato senz'altro forte. Nei giorni passati sono emerse le statistiche preliminari per il tasso di crescita del PIL britannico del quarto trimestre 2010 e il tasso di inflazione annuo del paese, -0.5% e 3.7%, rispettivamente.
Tutti sospettavano una congiuntura debole, anche per effetto delle manovre fiscali restrittive annunciate alla fine dello scorso anno, ma praticamente nessuno immaginava una decrescita di mezzo punto percentuale (la media degli analisti optava per +0.5%).
In queste condizioni l'inflazione dovrebbe praticamente essere inesistente, anzi, ci sono settori del sistema economico mondiale tutt'ora in preda a spinte deflattive.
Invece, 3.7%
E' la situazione peggiore che si possa presentare a un policy maker, perché i due obiettivi finali della stabilizzazione macroeconomica spingerebbero a mosse opposte di politica monetaria. In pratica, il Regno Unito è un inflation targeter, e la politica monetaria si dovrebbe decidere solo in base alla stabilizzazione a medio termine delle aspettative di inflazione. Quindi, è già ora di tirare i freni della politica monetaria? Secondo due membri del Monetary Policy Committee della Bank of England, sì, secondo i restanti otto no.
Il dilemma è reso ancora più complicato dai cambiamenti enormi intercorsi alla struttura produttiva e finanziaria del globo da quando (il non tanto lontano 1992) il Regno Unito decise di adottare l'inflation targeting. Essenzialmente, il ciclo reale delle economie aperte è oggi più che mai determinato dalla domanda e quindi dal ciclo economico dei paesi emergenti, che hanno un impatto crescente sulla dinamica del PIL mondiale.
In pratica, ai celebri dilemmi della politica monetaria individuati da Robert Mundell, se n'è aggiunto almeno uno, nuovo, valido soprattutto per economie relativamente piccole come quella UK.
In un mondo globalizzato, dove non solo i prezzi delle materie prime e dei semilavorati, ma anche le condizioni di liquidità e la domanda di beni e servizi prodotti sono sempre più determinate sui mercati internazionali, la politica monetaria nazionale tende a perdere efficacia sulla dinamica interna di inflazione e output.
E' ancora presto per dire se queste tendenze renderanno la politica monetaria (convenzionale e non) inefficace dal punto di vista della stabilizzazione macroeconomica in economia aperta quanto lo è sempre stata la politica fiscale. Così come è ancora troppo presto per parlare di incipienti fenomeni stagflattivi sulla scorta dei recenti dati britannici.
Però è il caso di continuare a vigilare su queste interessanti novità...
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