Le banche italiane (e diverse di quelle europee) sono gravemente sottocapitalizzate. Kernels lo va scrivendo da tempo, sostenuto da evidenza internazionale (BIS) e nazionale (Banca d'Italia).
Che lo confermi, e con notarile freddezza una grande (e anch'essa un po' sottocapitalizzata) banca inglese, può stupire solo i pochi che ancora non ci leggono...
Uno studio di Barclays conferma che diversi grandi intermediari Europei accusano oggi una pesante carenza di mezzi propri, con le più grandi banche italiane top of the list. La misura del fabbisogno di nuovo capitale viene proporzionata all'attuale capitalizzazione di mercato degli istituti. Risultato: MPS, Unicredit, UBI, IntesaSanPaolo, dovrebbero tutti raccogliere nuovo capitale per importi compresi tra il 40 e il 60% della loro attuale capitalizzazione, per sperare di ricondurre i rispettivi rischi a livelli compatibili con un loro pacifico accesso al mercato obbligazionario. La banca europea sulla mediana della distribuzione dovrebbe raccogliere almeno il 30%...
Per qualche dettaglio in più su questo scenario, terrificante per la foresta pietrificata dei managers e delle fondazioni bancarie di casa nostra (e non solo), vedi grafico in basso (click per ingrandire).
Ovviamente, per rimettere in carreggiata la propria struttura capitale, le banche potrebbero far ricorso, anzichè all'emissione di nuove azioni, alla restrizione degli impieghi, cioè dei prestiti. Ci sono molteplici evidenze che ciò è esattamente quanto sta avvenendo, peggiorando le già critiche condizioni di accesso al credito da parte delle imprese.
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