Il grafico in basso (click per ingrandire) estratto da La Repubblica di ieri, mostra in termini molto chiari la misura dei problemi economici che il nostro Paese fronteggia.
Un rallentamento della crescita economica è un fenomeno fisiologicamente associato alla maturazione industriale delle economie. Con l'aumento del PIL procapite, tutti i Paesi, Cina compresa, assistono nel corso dei decenni a un ridimensionamento dei tassi di crescita del reddito. Il problema dell'Italia è che questa riduzione è stata la più pronunciata tra tutti i Paesi OCSE, e nell'ultimo quinquennio il PIL procapite è complessivamente diminuito, evocando uno scenario vissuto solo al termine dell'ultimo conflitto mondiale.
La causa fondamentale dietro questo andamento di lungo termine è un marcato rallentamento nella crescita della produttività totale dei fattori. La quantità di prodotto generata da un'ora di lavoro applicata ai processi produttivi nel nostro Paese tende oggi a crescere molto meno di pochi anni fa, e meno di quanto non accada nei sistemi industriali nostri concorrenti, in primis europei.
Abbiamo già scritto che da una nostra recente analisi risulta come questo fenomeno possa essere determinato da effetti depressivi associati alla crescita del debito pubblico.
In termini più diretti, l'economia del nostro Paese soffre di una complessiva mancanza di tensione competitiva, che produce imprese mediamente poco concorrenziali, lavoratori mediamente poco produttivi, università mediamente poco qualificanti, e così via.
Se l'Italia non riuscirà a liberarsi da questa morsa soffocante in tempi brevi, il lungo e costoso declino descritto dal grafico rischia di trasformarsi in una prospettiva ancora meno confortante.
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