Il chairman della Fed ha tra l'altro affermato:
"Since August, when we announced our policy of reinvesting maturing securities and signaled we were considering more purchases, equity prices have risen significantly, volatility in the equity market has fallen, corporate bond spreads have narrowed, and inflation compensation as measured in the market for inflation-indexed securities has risen from low to more normal levels. Yields on 5- to 10-year Treasury securities initially declined markedly as markets priced in prospective Fed purchases; these yields subsequently rose, however, as investors became more optimistic about economic growth and as traders scaled back their expectations of future securities purchases."
In realtà, non c'erano molti dubbi sul fatto che per esempio i mercati azionari avrebbero avuto ragioni per celebrare questo programma.
In un recente lavoro di ricerca con Matilde Vassalli, è emerso tra l'altro che varie misure di crescita degli aggregati creditizi hanno invariabilmente un effetto espansivo sulle valutazioni azionarie come il CAPE (cyclically adjusted price-to-earnings ratio). Il grafico in basso (click per ingrandire) mostra la reazione su diversi trimestri dei valori di mercato corretti per gli utili ad uno shock nella crescita del rapporto credito/PIL negli USA.
L'interrogativo vero però, come sollevato anche da noi in passato, è un altro. A quali rischi di "surriscaldamento" e instabilità dei mercati azionari e di ingiustificata espansione della liquidità delle attività di trading il QE sta esponendo il sistema economico? Inoltre, non si era stabilito che la politica monetaria non può avere un obiettivo definito in termini di quotazioni dei mercati?
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