6 dicembre 2012

Il male

Impossibile trovare un'immagine più plastica del male italiano. Frivolamente riunito a Milano in occasione della presentazione di un volume di memorie di Cesare Geronzi, il "gotha" bancario-finanziario italiano si mostra ancora una volta in tutta la sua insostenibile mancanza di legittimità e di morale (foto-collage di Dagospia).


La foto di gruppo ha al centro un manipolo di ultrasettantenni (e qualche loro figlio), privi di capitali propri, sostanzialmente insolventi fin dalla nascita, per 3/4 indagati o condannati per reati finanziari o contabili, saldamente legati alle rispettive poltrone da generazioni di regolatori inadempienti o "catturati", politici comprati e giornalisti addomesticati.
Tutti allegramente attovagliati in baccanali senza fine, allietati da sterili e incomprensibili polemichette tra commensali, qualcuno dei quali, tra una figlia piazzata in CdA e conflitti di interesse da Stato Libero del Bananas, pontifica di etica, religione e progresso. Le loro banche sono così ridicolmente sottocapitalizzate, e i loro bilanci così farciti di sofferenze che le autorità bancarie internazionali hanno cominciato riservatamente a valutare per l'Italia l'opportunità di un bailout bancario come per la Spagna.

Dato il credit crunch pluriennale inflitto al sistema produttivo italiano, il party, già di pessimo gusto, avrebbe il macabro sentore della decomposizione. Se non fosse che il Paese, per quanto stanco, confuso, demoralizzato, dà comunque segnali sempre più forti di insofferenza. L'assenza al banchetto di veri imprenditori industriali, il prossimo arrivo (gennaio) di una missione del FMI volta a definire con rigore l'entità delle sofferenze dellle banche italiane, un governatore della Banca d'Italia meno compiacente dei suoi predecessori su molte delle contraddizioni del nostro settore finanziario, sono tutte novità importanti.

E in ogni caso, anche quando la parte sana del sistema produttivo italiano non dovesse svegliarsi per tempo, le quotazioni bancarie al tappeto e la voragine delle perdite su crediti stanno lentamente ma inesorabilmente suonando il de profundis all'arzilla combriccola. Che nessuno, tranne forse qualche decadente giullare della casa, rimpiangerà.

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