30 gennaio 2013

E' il progresso tecnico!

Eccellente e leggibilissima sintesi di Bruce Bartlett sul blog Economix del New York Times sulle sfide che l'automazione della produzione e l'outsourcing pongono ai sistemi economici avanzati.

Sullo stesso argomento, in chiave più ottimista, la bella rassegna di The Economist.

Buona lettura.

24 gennaio 2013

Il beta è mobile...

L'Oxford Bulletin of Economics and Statistics ha da poco messo on line un mio articolo sulla tendenza dei beta (e degli alfa) di portafoglio a cambiare nel corso del tempo. La versione working paper dello scritto può essere scaricata da qui. Di seguito un estratto dall'introduzione.

According to the Capital Asset Pricing Model (CAPM), differences between expected asset returns reflect differences in their exposure to systematic risk. Sensitivities to market risk are commonly measured by the slope coefficients of OLS regressions of asset returns on the market return. The success of this procedure rests on the key assumption that true parameters are time-invariant. However, there are important reasons, both theoretical and practical, which instead call for a conditional specification in order to account for parameter uncertainty and time variation. In this paper, I construct and estimate a parsimonious one-factor model with time-varying intercepts (alphas), slopes (betas) and idiosyncratic risk, all endogenous with respect to the uncertainty surrounding their expected values. The market-risk sensitivities that I obtain reveal superior predictive ability for portfolio returns relative to constant and rolling-window OLS estimates. I also evaluate their medium-term fluctuations: alphas and betas of portfolios characterised by different book-to-market values (BE/ME) and market capitalization (size) evolve according to different cyclical patterns.

4 gennaio 2013

Ecco perchè risentiremo presto parlare di fiscal cliff...

Per gli euforici ancora gongolanti sui mercati finanziari, il grafico in basso (preparato da Yuval Levin su dati del Congressional Budget Office) chiarisce bene l'impatto dell'accordo bipartisan di fine/inizio anno sulla distanza tra spese ed entrate negli USA.


3 gennaio 2013

Le banche italiane sono più robuste. Oppure no?

Il refrain è ormai un classico: le banche italiane, anche grazie al loro primitivismo finanziario, sono solide, più solide dei loro pari anglosassoni.

Peccato però che le richieste di rafforzarne il capitale e il generale scetticismo degli investitori nei loro confronti attestino esattamente il contrario. A beneficio anche degli increduli editorialisti economici e dei vertici dell'ABI, in basso riproduciamo una tabellina preparata da Financial News che riassume le 5 performance migliori e peggiori del 2012 tra i titoli quotati delle maggiori banche del mondo (click per ingrandire). Da sottolineare che l'86% delle società ha registrato rendimenti positivi, nonostante turbolenze settoriali strutturali e diversi scandali di alto profilo.