24 dicembre 2013

Competitivi non si nasce. E per diventarlo...

Una volta all'anno, il World Economic Forum, un'organizzazione non-profit svizzera, elabora e pubblica il Global Competitiveness Index, che sintetizza la posizione competitiva relativa di diverse economie. Il dato è frutto di un gran numero di informazioni assemblate da fonti diverse e autorevoli (World Bank, OECD, World Trade Organisation, etc.). Più di un centinaio di variabili, divise in 12 fattori, vengono aggregate usando pesi diversi, calibrati per tenere conto dello stadio di sviluppo di ciascuna economia.

Guardando oltre i riferimenti dell'ultimo anno a un orizzonte più lungo, quello degli ultimi sette, si conferma la preoccupante perdita di competitività da parte dei paesi del sud Europa, come si può osservare dal grafico elaborato da Bruegel (click per ingrandire) e pubblicato da Der Spiegel:


Questa prospettiva conferma tra l'altro che un'inversione di questa tendenza, per quanto auspicabile, non potrà che avvenire gradualmente e solo per effetto di scelte razionali e riforme profonde ed incisive, come quelle, per esempio, che hanno consentito alla Germania di migliorare ulteriormente la sua già soddisfacente posizione di testa.

22 dicembre 2013

What goes down must...

Se 220 non vi sembran pochi... Il grafico in basso (click per ingrandire) permette di capire che probabilmente ci troviamo già oltre il termine di una fase di tassi di interesse insolitamemte bassi. Crollo delle aspettative di inflazione, integrazione gobale dei mercati, acquisti straordinari da parte delle banche centrali, hanno tutti gonfiato a lungo i prezzi dei T-Bonds. Anche se con estrema cautela, l'annuncio Fed di questa settimana sull'avvio a gennaio della riduzione negli acquisti straordinari di titoli è sintomatico di una svolta forse decennale nella dinamica dei tassi. Con conseguenze non del tutto prevedibili o scontate...

  

17 settembre 2013

Processo alla finanza

Salvatore Rossi, Direttore Generale della Banca d'Italia, uno dei più acuti economisti italiani, presenterà il 24 ottobre nella nostra Università il suo ultimo libro, "Processo alla finanza" (in basso l'invito alla presentazione, click per ingrandire). Sarà una buona occasione per riflettere sulle radici della grande crisi finanziaria, sui suoi nodi irrisolti, sui rischi che si ripeta. Dalle ultime pagine del libro:

“La finanza è una modalità di organizzazione dell’agire economico che per sua natura produce periodicamente instabilità. Possiamo facilmente rigettare la rozza semplificazione che la vede come uno strumento del diavolo, ma rimane il problema di identificare e prevenire le sue disastrose degenerazioni. La soluzione è una sola: la finanza va assoggettata ad una istanza superiore, pubblica. I modi e la misura di questo assoggettamento sono questione aperta, opinabile. è indubbio che il libero agire delle forze di mercato è un valore, anche nei mercati finanziari, tuttavia la speciale natura della merce che vi si negozia, la fiducia privata e pubblica, induce a prevedere limitazioni anche severe di quella libertà. Questa è la lezione della crisi globale che ci ha colpiti cinque anni fa. Questa è la ricorrente lezione della storia.”



  





1 luglio 2013

Un battito!

In giugno modesto recupero del tasso di contrazione del livello di attività produttiva nel comparto manifatturiero europeo. L'annuncio è convoluto, ma in questi tempi confusi è meglio essere precisi. Secondo l'indice PMI (purchasing managers index), come mostra la tabella in basso (click per ingrandire) nei paesi periferici europei si è registrato un salutare rallentamento della contrazione dei livelli di produzione. Un valore inferiore a 50 indica una riduzione della produzione, uno superiore a 50 un'espansione.


Per alcuni paesi, tra cui il nostro, il valore di giugno segna il livello più elevato da un anno e mezzo o due. Importante eccezione, la Germania, il cui battito manifatturiero arretra rispetto al valore, già basso, del mese scorso.

L'indicatore PMI, un indicatore anticipatore, è molto importante perchè coglie con discreta accuratezza e appunto in anticipo le tendenze più generali dell'attività economica, che poi si concretizzano nel tasso di variazione del PIL, a frequenza trimestrale. Una rondine non fa primavera, soprattutto se siamo ancora a fine gennaio e in un'annata particolarmente rigida. Però la sensazione che si stia avvicinando il fondo della contrazione industriale degli ultimi due anni è pienamente autorizzata da questi dati.

Nulla di più ottimistico, però, per il momento.