9 ottobre 2012

La propaganda non porta lontano

Le proiezioni appena pubblicate dal Fondo Monetario Internazionale riguardanti l'Italia sono particolarmente buie. La prima tabella in basso (click per ingrandire) contiene le previsioni di crescita del PIL; per l'Italia è previsto un -2.3% per quest'anno e -0.7% per il prossimo. Si tratta di numeri molto negativi, soprattutto il secondo. Per il primo, l'ultimo sondaggio di The Economist tra le maggiori banche internazionali presenta risultati ancora più crudi. Quel che è certo è che in assenza di sorprese positive, anche il prossimo anno dovrebbe essere di recessione per il nostro Paese e per la Spagna tra i grandi membri dell'Unione Europea.



Tutto ciò ha un ovvio impatto sui saldi di bilancio, e deficit e debito sono quindi previsti salire oltre le precedenti previsioni IMF e soprattutto ben oltre le stime preparate dal governo italiano. La tabella in basso presenta in particolare le proiezioni del Fiscal Monitor IMF per il debito. Senza manovre correttive o, ancora, sorprese positive dal PIL, tra poco più di 12 mesi il nostro Paese dovrebbe trovarsi con un rapporto debito/PIL poco sotto il 128%, un numero terrificante per me, certo non gradito dagli investitori internazionali. Tra gli aspetti più preoccupanti il fatto che dalle ultime previsioni, formulate solo 6 mesi fa, il rapporto per quest'anno e per il prossimo viene rivisto al rialzo di ben 3 e 4 punti percentuali.




Si impongono almeno tre riflessioni:
1) la situazione macroeconomica del Paese per quest'anno e per il prossimo è certamente molto diversa dai bagliori di luce che alcuni esponenti politici italiani ed europei hanno fatto balenare di recente - era propaganda pura
2) ci sono notevoli rischi che i piani di riduzione del deficit e di stabilizzazione del debito formulati dal governo e concordati con le autorità europee facciano scattare entro pochi mesi o addirittura settimane ulteriori provvedimenti fiscali di segno restrittivo (altro che riduzione delle tasse...)
3) come commentato più volte su queste pagine, i piani di austerità e deflazione interna miranti al rientro dall'eccessivo indebitamento italiano nella migliore delle ipotesi non funzionano, nello scenario più probabile sono addirittura controproducenti.

La dimensione e complessità del problema (su cui tornerò nei prossimi giorni nel dettaglio) e i suoi contorni temporali non sono affrontabili mediante le soluzioni-tampone ed attendistiche approntate sinora, e richiedono invece di prendere in seria considerazione provvedimenti di ristrutturazione del debito, significative dismissioni del patrimonio pubblico, e forse una rinegoziazione dei termini con i quali l'Italia partecipa all'Unione Monetaria Europea.     

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