9 dicembre 2010

Previsioni?

Annalisa Rossini, Ina Zhuka, Andrea Bolentini, Stefano Marmentini e Angelo Roversi, studenti del corso di Teoria degli Investimenti, hanno stilato un'articolata serie di previsioni per i mercato azionari italiano, francese, tedesco e USA nel 2011.

Impiegando informazione strutturata in varie configurazioni, dai modelli multifattoriali e semplici regressioni previsionali, gli studenti hanno estrapolato numeri abbastanza ottimistici (positivi) per il mercato azionario italiano e per quelli USA e tedesco, rimanendo invece abbastanza bearish per quello francese.

Al termine dell'esperimento ho condotto un semplice sondaggio su questa classe di studenti di finanza, chiedendo la previsione personale sulla performance del il FTSE MIB nel 2011. La media aritmetica delle previsioni (esclusa quella del docente) fa un bel +0.5%, con una deviazione standard intorno al 4%.

La previsione del docente? La ragione spinge a non fare previsioni, anzi a continuare a pensare che poichè là fuori ci sono ancora diversi elementi di consistente rischio non diversificabile, eventuali revisioni positive sul piano dei cash flows delle imprese possano essere facilmente dominate da scossoni relativi al loro aggiustamento per il rischio.

Finale non entusiasmante, ma realista, credo.

2 commenti:

  1. Soros non si sbagliava nel libro "l'alchimia della finanza", e credo che prima di passare a effettuare previsioni sia utile considerare la sua visione sul mondo finanziario.
    La filosofia di Soros è basata su due principi:
    1. Abbiamo una visione solo parziale e quindi distorta del mondo che ci circonda. Questo è il “principio della fallibilità”.
    2. La nostra fallibilità può cambiare eventi o influenzare situazioni in cui siamo attori. Questo è perché un’interpretazione falsa di una situazione ci porta a compiere azioni inappropriate. Questo è il “principio della riflessività”.
    Si può affermare che, alla base di questa teoria è un fatto molto importante: che l’incertezza è alla base degli affari umani. Siccome abbiamo una visione incompleta del mondo, rendendoci fallibili, i risultati di un evento non corrisponderanno, il più delle volte, alle nostre attese. In più, il fatto che partecipiamo a questi eventi significa che le nostre emozioni e azioni manipolano i risultati.

    Per capire l’importanza di quanto affermato da Soros, consideriamo la Teoria della Aspettative Razionali, che rimane la base della teoria economica più accettata oggi. Questa teoria afferma “che gli individui usano le informazioni in modo efficiente, senza compiere errori sistemativi nella formazione delle aspettative riguardanti le variabili economiche”. Questa teoria è stata utilizzata per elevare lo studio dell’economia allo stesso livello dello studio delle scienze naturali, come la fisica.
    C’è una bella differenza, però, tra la fisica e l’economia. Mentre noi umani influenziamo l’economia a causa di ciò che pensiamo e le azioni che compiamo di conseguenza, la fisica rimane immutata e non può essere da noi manipolata.
    Ecco il punto più importante: i nostri pensieri influiscono sull’economia. Sarebbe più appropriato, quindi, considerare l’economia come scienza sociale; non si cercherebbe più di avere certezze scientifiche e regole assolute (come prevedere rendimenti molto aleatori, perché si partirebbe già dal presupposto che queste fossero inottenibili.

    Il fatto che il problema viene posto nel modo sbagliato significa che la risposta è inappropriata e non farà che peggiorare la situazione iniziale. Soros fa l’esempio della lotta contro l’utilizzo della droga nella nostra società: definire l’utilizzo della droga un “attività criminale” crea criminalità tra i drogati e interferisce con l’identificazione di un problema sociale e lo studio delle cure necessarie per le sue vittime. Se solo un quarto dei soldi che vengono spesi per sanzionare i drogati (e altri coinvolti), venissero dedicati alla cura di persone malate, il problema sarebbe molto inferiore di quanto oggi non sia.
    La moderna teoria dell’economia ha studiosamente eliminato la riflessività, e, secondo Soros, ha creato un danno enorme per il mondo (la crisi di quest’ultimo paio d’anni è l’esempio più eclatante).
    Secondo me, dovremmo tutti quanti tenere presente questa teoria nei nostri investimenti, nonché nelle attività di hedging e addirittura nelle nostre vite quotidiane.

    Saluti

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  2. Credo che prima di fare qualsiasi previsione potrebbe essere utile conoscere il pensiero di un grande della finanza mondiale, George soros, che ci pone davanti ad una teoria, secondo me molto rappresentativa della realtà in cui operano gli operatori finanziari e gli investitori.
    La filosofia di Soros è basata su due principi:

    1. Abbiamo una visione solo parziale e quindi distorta del mondo che ci circonda. Questo è il “principio della fallibilità”.
    2. La nostra fallibilità può cambiare eventi o influenzare situazioni in cui siamo attori. Questo è perché un’interpretazione falsa di una situazione ci porta a compiere azioni inappropriate. Questo è il “principio della riflessività”.

    Si può affermare che, alla base di questa teoria è un fatto molto importante: che l’incertezza è alla base degli affari umani. Siccome abbiamo una visione incompleta del mondo, rendendoci fallibili, i risultati di un evento non corrisponderanno, il più delle volte, alle nostre attese. In più, il fatto che partecipiamo a questi eventi significa che le nostre emozioni e azioni manipolano i risultati.

    Per capire l’importanza di quanto affermato da Soros, consideriamo la Teoria della Aspettative Razionali, che rimane la base della teoria economica più accettata oggi. Questa teoria afferma “che gli individui usano le informazioni in modo efficiente, senza compiere errori sistemativi nella formazione delle aspettative riguardanti le variabili economiche”. Questa teoria è stata utilizzata per elevare lo studio dell’economia allo stesso livello dello studio delle scienze naturali, come la fisica.

    C’è una bella differenza, però, tra la fisica e l’economia. Mentre noi umani influenziamo l’economia a causa di ciò che pensiamo e le azioni che compiamo di conseguenza, la fisica rimane immutata e non può essere da noi manipolata.

    Ecco il punto più importante: i nostri pensieri influiscono sull’economia. Sarebbe più appropriato, quindi, considerare l’economia come scienza sociale; non si cercherebbe più di avere certezze scientifiche e regole assolute, perché si partirebbe già dal presupposto che queste fossero inottenibili.

    Il fatto che il problema viene posto nel modo sbagliato significa che la risposta è inappropriata e non farà che peggiorare la situazione iniziale. Soros fa l’esempio della lotta contro l’utilizzo della droga nella nostra società: definire l’utilizzo della droga un “attività criminale” crea criminalità tra i drogati e interferisce con l’identificazione di un problema sociale e lo studio delle cure necessarie per le sue vittime. Se solo un quarto dei soldi che vengono spesi per sanzionare i drogati (e altri coinvolti), venissero dedicati alla cura di persone malate, il problema sarebbe molto inferiore di quanto oggi non sia.

    La moderna teoria dell’economia ha studiosamente eliminato la riflessività, e, secondo Soros, ha creato un danno enorme per il mondo (la crisi di quest’ultimo paio d’anni è l’esempio più eclatante).

    Secondo me, dovremmo tutti quanti tenere presente questa teoria nei nostri investimenti, nonché nelle attività di hedging e addirittura nelle nostre vite quotidiane.

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