22 marzo 2011

Il sorpasso

Segno dei tempi che corrono. Nella seconda metà degli anni '80 il nostro governo si sbracciava per strombazzare il presunto sorpasso della vecchia Gran Bretagna ad opera della nostra ruggente Italietta come quinta economia più grande al mondo. In realtà, il tempo e un pizzico di realismo dimostrarono come anche la cosmesi statistica avesse dei limiti, e che mentre in termini di PIL complessivo da allora il nostro paese langue, in quella del debito pubblico siamo sul podio...

Ora, come se non bastasse la Cina, che in pochi anni si è insediata saldamente al secondo posto e comincia a mirare al primo, il Brasile, secondo dati che usano il tasso di cambio medio dello scorso anno per convertire i PIL, nel 2010 ha scavalcato l'Italia, ormai precipitata al settimo posto e a rischio di prossima retrocessione multipla ad opera di Russia e India (vedi grafico in basso tratto dall'Economist).




Qualunque machismo in macroeconomia è fuori luogo. Ci sono paesi dall'economia relativamente piccola in termini globali ma molto dinamica in fatto di capacità di creare e diffondere benessere per i propri cittadini. Poi ci sono paesi come i BRIC appunto che uniscono crescita e dimensioni. Il nostro destino è in un certo senso già segnato dalle dinamiche demografiche, che vedranno presto (anzi, già adesso se si usa la parità dei poteri d'acquisto) ai primi posti della classifica del PIL solo gli USA, gli emergenti BRIC, il Giappone e la Germania.

Tuttavia, un paese come il nostro non può non aspirare, anche in nome del suo futuro come nazione, ad emergere in fatto di produttività totale dei fattori o di livello di istruzione dei suoi abitanti, o per numero di brevetti pro capite. In queste dimensioni, però, la testa della corsa è molto lontana, Francia, Germania e gli odiati britannici fanno molto meglio, e rischiamo di farci doppiare...

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