25 settembre 2012

La ricchezza delle nazioni e la causalità inversa

Un grafico preparato da The Economist (click per ingrandire) illustra molto bene l'esistenza di una relazione positiva, anche se non lineare, tra una delle più note misure di competitività internazionale e il PIL pro capite. 


In altri termini, a livelli più elevati di competitività cross-country si associa un livello più alto di reddito. La relazione è piuttosto chiara. Tuttavia, a un livello molto semplice di analisi, il rischio che la cusalità vada, piuttosto che dalla competitività alla generazione di ricchezza, in direzione opposta, è molto alto. Un critico arguto potrebbe cioè obiettare con qualche fondamento che la competitività di un paese dipende da tutta una serie di fattori che in media tendono ad assumere particolare rilevanza nei casi di paesi già ricchi.


In effetti, la presenza e le caratteristiche di Qatar, Lussemburgo e Norvegia nella parte alta del grafico fanno pensare che l'elevato tenore di vita di questi paesi consenta loro, per esempio, una quantità e qualità di infrastrutture materiali e immateriali (istruzione, formazione) in grado di porli al vertice dei ranking della competitività come quello elaborato dal World Economic Forum. Tuttavia, se si escludono questi e qualche altro caso sui generis, la relazione positiva sembra permanere. Inoltre, analisi econometriche più sofisticate di un semplice scatter plot tra due variabili non lasciano ombre sul fatto che la crescita economica nel medio-lungo termine sia una funzione positiva del grado di competitività del sistema economico, comunque la si misuri. Nel grafico, per esempio, emerge la posizione di esperienze come la Corea del Sud, Taiwan, l'Irlanda, l'Australia, ma anche la bistrattata Spagna, che sono da relativamente poco emersi da livelli modesti di reddito pro capite grazie appunto a un sensibile miglioramento della loro posizione competitiva.

Restano comunque molti interrogativi, al di là di quello più naturale: cosa determina, veramente, a sua volta, la capacità competitiva di un'economia? Anche qui, ricerche compiute anche da istituzioni internazionali come IMF e OECD mettono in luce il valore degli investimenti nella quantità e qualità del capitale fisico e immateriale della società, così come l'efficienza dei servizi pubblici e la flessibilità del mercato del lavoro, oltre naturalmente alla rilevanza di fattori ancora più strutturali, come quelli legati alla latitudine, al clima, alla disponibilità di risorse.

C'è poi un quesito che ci riguarda da vicino.

La posizione dell'Italia non è entusiasmante (quarantaduesima nel 2012, su di una posizione rispetto al 2011) - più ricca e più competitiva della Grecia, ma significativamente meno competitiva di Germania e Gran Bretagna, per esempio. Dato che diventare più competitivi sembra essere indispensabile per tornare a crescere, la montagna di debito pubblico e di inefficienza che ci trasciniamo pigramente dietro sono solo il sintomo o piuttosto dovrebbero essere classificate tra le cause della bassa competitività del nostro sistema economico? 

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